Fin dalle sue prime applicazioni cliniche dagli esordi della seconda metà degli anni ’50, la diagnostica ultrasonografica in biologia ha conosciuto una rapida diffusione e sempre maggiori applicazioni: in soli 20 anni raggiunse una larga diffusione ed un’espansione applicativa, in termini qualitativi e quantitativi, che si può dire negli ultimi 40 anni non si sia ancora arrestata.
La “popolarità” della metodica ecografica si basa su diversi fattori, soprattutto validi negli ultimi 20 anni: maneggevolezza degli strumenti, diffusione dell’apprendimento fra gli operatori, affinamento tecnologico delle metodiche con facilitazioni di software e applicazioni sempre più performanti.
Ma i motivi del vero successo dell’ecografia a livello planetario sono essenzialmente la sua sostanziale neutralità in termini di effetti dannosi, la velocità di esecuzione e la ripetibilità persino quotidiana sullo stesso soggetto.
La metodica consente di indagare, oltre che la già notissima applicazione in gravidanza durante la quale consente di diagnosticare tempestivamente numerose patologie e malformazioni del nascituro, pressoché tutti i distretti corporei (dall’encefalo, al collo, al torace, addome, articolazioni, muscoli, etc.) con una precisione e possibilità di dettaglio che possiamo dire si affini quasi quotidianamente grazie ai progressi dell’industria ingegneristica ed informatica.
Pur essendo di larga diffusione, la metodica ecografica necessità di un training continuo da parte dell’operatore sanitario che la esegue, sia per tenersi aggiornato sulle nuove applicazioni possibili, sia per accumulare il più alto numero possibile di esami, unica via che permette di immagazzinare quella memoria clinica e visiva che consenta adeguata esperienza nella interpretazione delle immagini.
Per sottoporsi oggi ad un’ecografia basta davvero poco ed un investimento di poche decine di euro. Ottenere però un buon servizio, di livello superiore in termini qualitativi ed iconografici, significa affidarsi a centri e professionisti che siano dotati di apparecchiature di massima performance e corposa esperienza, così da garantire il miglior indirizzo clinico diagnostico successivamente necessario al paziente.
L’ecografia, suo vero limite, pone una diagnosi sempre “presuntivo iconografica” e difficilmente una specificazione anatomopatologica certa, diventando il primo anello (ma forse il più importante) di un percorso e non solo il termine di una verifica ipotetica.